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Vivere su Marte: la casa del futuro tra scienza e design
Che li si voglia vedere come esercizi di stile, stimoli per ripensare gli spazi abitativi contemporanei o creazioni che espandono i nostri orizzonti, i progetti nati per affrontare questa nuova frontiera sono innanzitutto affascinanti e sicuramente influenzeranno anche il modo di progettare soluzioni adatte anche alla Terra: vediamone qualcuno.
Vivere su Marte: progetti architettonici e modelli abitativi possibili
Ma come sarà concepita la dimensione domestica marziana? Forse per una risposta definitiva è ancora presto, ma possiamo farci un’idea passando in rassegna alcuni dei progetti fino ad ora elaborati da chi ha già accettato la sfida.La cupola, elemento chiave dell’estetica marziana
Per vivere su Marte avremo bisogno di pensare al living in modo nuovo, riscrivendo la quotidianità domestica e calibrandola su spazi ridotti, un po’ sul modello delle Tiny houses, che tengono insieme efficienza e sostenibilità. Il nuovo spazio abitativo dovrà essere pensato in totale armonia con l’ambiente circostante, ed è forse questo l’aspetto progettuale che richiederà lo sforzo maggiore. Per adattare il nuovo concetto di casa all’ecosistema extraterrestre bisognerà, infatti, considerare che Marte è caratterizzato da un’atmosfera rarefatta, radiazioni molto alte e temperature bassissime che si fanno più miti solo all’interno dei crateri. È proprio sulle aree meno estreme della sua superficie che si concentrano gran parte degli studi dedicati ai primi avamposti in grado di accogliere e rendere possibile la vita umana.Secondo uno studio che ha coinvolto l’Università di Harvard, il Jet Propulsion Lab della Nasa e l’Università di Edinburgo, i primi moduli abitativi potrebbero svilupparsi in prossimità delle zone maggiormente ricche di ghiaccio: qui i nuovi insediamenti umani verrebbero protetti da calotte di aerogel di silicio, un materiale sottilissimo composto quasi esclusivamente da aria e in grado di trattenere il calore e isolare l’ambiente sottostante dalle forti radiazioni. Collocare le cupole di aerogel in prossimità delle aree in cui il suolo è più ricco di ghiaccio significa, dunque, realizzare artificialmente spazi caratterizzati da temperature miti e disponibilità di acqua. La vita sul Pianeta rosso, secondo lo studio pubblicato su Nature Astronomy, partirebbe da qui.
L’idea di una calotta protettiva capace di trasformare ampie aree del pianeta in una grande colonia terrestre ricorre spesso in quella che potremmo definire l’estetica marziana: nel 2017 un team di progettisti dell’Engineering Design Studio di Langley convocati dalla Nasa aveva ideato il Mars Ice Dome, un igloo gonfiabile riempito di ghiaccio da collocare sui moduli abitativi delle prime avveniristiche colonie. Questo modello progettuale lo ritroviamo anche nel concept alla base del progetto di Bjarke Ingels. L’architetto danese ha immaginato uno spazio domestico frutto della fusione di due soluzioni architettoniche che, nei loro luoghi di origine, rispondono all’esigenza di sopravvivere in condizioni termiche estreme, le stesse che Marte riserverebbe agli abitanti dei primi avamposti coloniali. Parliamo dell’igloo e delle case troglodite scavate nella roccia.
Un pò igloo, un pò case interrate: la dimensione domestica marziana secondo Bjarke Ingels
Per vivere su Marte Bjarke Ingels ha studiato una formula costruttiva che lavora sull’ibridazione tra le case realizzate nella pietra, originarie della Tunisia, e gli Igloo della Groenlandia. Dalle prime prende in prestito l’idea di sfruttare la cavità della roccia per contrastare le temperature estreme, nel caso di Marte la colonnina di mercurio va di parecchi gradi sotto lo zero arrivando anche a -60; dai secondi mutua invece la tradizionale cupola, che sul Pianeta rosso avrebbe una funzione pressurizzante, fondamentale per contrastare la bassa atmosfera. Volendo immaginare il suolo marziano così organizzato potremmo visualizzare una distesa di cupole che celano una parte ipogea: nel progetto di Ingels è qui che si sviluppa la casa vera e propria. La combinazione di tre modalità costruttive crea spazi domestici accoglienti e sicuri: la cupola permette alla luce naturale di illuminare lo spazio abitativo risolvendo allo stesso tempo il problema della bassa pressione, mentre l’ambiente ipogeo realizzato con la stampante in 3D mette al riparo gli inquilini dal freddo e dalle radiazioni, ospitandoli in uno spazio il più possibile vicino a quella che oggi, sulla Terra, chiamiamo casa.Al centro del progetto di Ingels c’è un approccio green. Pensare all’ambiente in cui si vive in ottica conservativa significa preservare la continuità della vita e questo, tanto nel presente terrestre quanto nel futuro marziano, è un aspetto egualmente importante. Su Marte, più che mai, la parola d’ordine sarà, “sostenibilità”. La quotidianità sarà scandita da un’unica grande sfida: dare vita a una nuova casa per l’essere umano a partire dagli elementi che il pianeta offre: il Regolith, un mix di polvere, roccia e terra, presente nei corpi celesti, il ghiaccio da sciogliere per ottenere l’acqua con cui alimentare i sistemi irrigui, sabbia e pietra da usare in edilizia. Si pensa che i primi agglomerati urbani che si insedieranno nell’ecosistema marziano dovranno avere un unico grande obiettivo: rispettare le regole che Marte impone e fondare un nuovo stile abitativo armonioso ed equilibrato.
La visione della casa marziana messa in campo da Stefano Boeri, segue il principio di armonia con l’ecosistema e trae spunto dai paesaggi terrestri. Il suo lavoro si ispira ai progetti sviluppati per mettere al riparo le città costiere dall’avanzare del mare, ma si spinge fino a Marte e regala all’umanità del futuro nuove, suggestive ipotesi abitative. Vediamo quali.
Semi verticali su Marte: Stefano Boeri tinge di verde il Pianeta rosso
Da un ambiente terrestre reso inospitale dai cambiamenti climatici a una dimensione marziana fredda ed esposta a radiazioni il passo potrebbe essere breve: nasce da questo input il progetto dei “Vertical seeds” di Stefano Boeri che ha visto la luce grazie a uno studio del Future City Lab, il laboratorio di ricerca multidisciplinare diretto dallo stesso Boeri e da Xiangning Li, docente del College of Architecture and Urban Planning della Tongji University di Shanghai. Fulcro del progetto è un modello urbanistico pensato per la Shanghai del 2117 e adattato all’ambiente del Pianeta rosso. Nell’idea dell’architetto, lo skyline di Marte è profilato da alti insediamenti umani avvolti da foreste, un grande avamposto abitativo dominato dalla vegetazione, elemento fondamentale per produrre ossigeno attraverso la fotosintesi clorofilliana. Nell’idea di Boeri i semi verticali daranno vita a una colonia verde su Marte, un agglomerato urbano che ricorderà per sempre ai suoi abitanti il luogo da cui provengono: la Terra.Tecnologica, sostenibile in grado di rendere accogliente anche l’habitat extraterrestre: la casa che ci aspetta su Marte sarà concepita così, il viaggio per raggiungerla è appena iniziato e non è detto che questi progetti futuristici non influenzino anche i trend architettonici terrestri, non ci resta che aspettare