Siamo abituati a pensare al lavoro a distanza con lo spirito di chi si deve adattare allo spazio domestico per poter ricavare una postazione di lavoro da integrare agli ambienti della casa.
Parte integrante del patrimonio architettonico mediterraneo, la pergola ha da sempre caratterizzato il panorama urbano delle nostre città. Uno spazio a contatto diretto con la natura circostante per collocazione fisica e funzione, che è diventata nel tempo protagonista di una concezione di vivibilità all’aperto in piena armonia con il paesaggio.
In un momento in cui la nostra comfort zone è stata messa costantemente in discussione, abbiamo sentito il bisogno di estenderla, ampliando il nostro spazio abitativo fino all’esterno.
Nuovi spazi urbani adibiti alla socialità definiscono la geografia delle nostre città, rimodellando e ampliando non solo gli outdoor delle nostre abitazioni, ma anche i dehors di ristoranti, hotel e bar.
La pandemia sta cambiando le nostre città, ma soprattutto il nostro modo di viverle. E ora che la trasformazione è in atto ci viene naturale chiederci come evolveranno gli spazi della quotidianità che, oltre a connetterci con i servizi necessari, ci plasmano come esseri umani. Se seguiamo le tendenze europee e mondiali, la risposta potrebbe essere nella teoria dei “quartieri dei 20 minuti” - o “città dei 15 minuti” - che prevede che tutti i servizi fondamentali per la vita quotidiana, la salute, l’apprendimento e lo sviluppo delle proprie inclinazioni e passioni, si trovino a non più di 20 minuti a piedi - o in bicicletta - da casa, con accesso a zone facilmente percorribili da pedoni e ciclisti.